A Firenze tornano i “cattivi maestri”. A Torino i collettivi mettono a ferro e fuoco la città, mentre a Milano appaiono esplicite minacce di morte al Presidente del Consiglio e al ministro della Pubblica Istruzione. Il pretesto ? I controversi fatti del liceo Michelangiolo.

Poco più di cento giorni di governo Meloni e la sinistra italiana, in preda a crisi di astinenza, non resiste più sclerando ad ogni avvenimento potenzialmente strumentalizzabile. Sia esso una rissa, una lettera, una intervista o una tragedia come quella del naufragio di Cutro. Per i nuovi “titini”, tutto fa brodo.
Nel volgere di quasi un secolo siamo passati dal “sabato fascista”, quello istituito nel ventennio come giornata da dedicare ad attività culturali, sportive, politiche e professionali, al sabato “antifascista” ideato dai promotori della nuova rivoluzione d’ottobre anche se siamo a marzo inoltrato, Landini, Conte, Schlein e Bellanova, quest’ultima disobbedendo a Calenda e a Renzi che comunque concede lo sventolio delle bandiere di Italia Viva accanto a quelle della falce e martello su sfondo rosso. Per la serie “moderati ma non troppo”.
Per i media e il “mainstream” quella di Firenze è stata indicata come una manifestazione contro la violenza. Solo quella di una parte s’intende, poiché fino ad oggi, quasi nessuno era a conoscenza del rinvio a giudizio di otto facinorosi che deliberatamente aggredirono circa un anno fa a Bologna un gruppo di ragazzi proprio di Azione Studentesca. Anche qui, furono eloquenti e forse determinanti i filmati di un circuito di videosorveglianza.
Per la cronaca, nessuna manifestazione anticomunista ebbe luogo in Italia e nessun giornalista, prezzolato per quanto lo siano certi volti noti dei talk show, ne parlò mai. Da Mentana a Bianca Berlinguer; Da Floris a Formigli fino alla Gruber, la parola d’ordine delle redazioni giornalistiche di Rai 3 e La 7 fu una sola: “tacere e ignorare”.

La capacità di strumentalizzazione della sinistra messa all’angolo dagli elettori italiani lo scorso settembre è sempre più inversamente proporzionale ai consensi che fanno registrare un incremento costante da parte della destra, e questo paradossalmente diventa un pericolo concreto poiché l’uscita di scena di Bonaccini e dei moderati di sinistra riconsegnerà il Paese alle nuove brigate rosse che si sono già fatte sentire con gli slogan nel corteo di Firenze “Uccidere un fascista non è un reato”, mentre al liceo Carducci di Milano si sono fatti anche vedere con le foto del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro Valditara a testa in giù e la scritta “Ma quale merito? La vostra è solo violenza”.