Lo Stato è assente, ripeteva Pazzaglia nel film “Così parlò Bellavista” quando raccontava l’episodio del cavalluccio rosso. La stessa frase risuona continuamente nei timpani dei caivanesi per bene. Lo Stato è assente quando non manifesta forte la sua presenza, quando il costante lavoro dei Carabinieri non basta più, quando ogni scandalo diventa abitudine ed ogni emergenza diventa normalità.
Lo Stato è assente quando qualunque denuncia pubblica che farebbe saltare dalle sedia i responsabili del controllo degli enti locali, passa in cavalleria. Quando le Istituzioni anziché garantire terzietà, trasparenza e legalità si muovono rispondendo ad impulsi di un sistema di potere politicizzato.
Dunque, si può dire che lo Stato sia assente da Caivano?
Si può dire che l’assenza dello Stato alimenta ovunque la sfiducia nelle istituzioni ?
Si può dire che l’assenza dello Stato rafforza ovunque la idea della impunità nei soggetti che agiscono fuori dall’alveo della legalità?
E allora come semplici magazzinieri delle poche informazioni ottenute sui social, passiamo all’inventario dei fatti che avrebbero dovuto far intervenire la Prefettura con gli elicotteri per verificare l’operato dell’amministrazione locale.
Innanzi tutto, Caivano è stato già sciolto per infiltrazione. Le cause furono taluni atti amministrativi discutibili, ma soprattutto la necessità di “bonificare” l’Ente da amministratori e dipendenti che erano in “conclamata continuità” con le amministrazioni precedenti. In pratica, fu sciolta l’amministrazione Monopoli in “concorso” (continuità) con le amministrazioni precedenti che evidentemente gestivano non correttamente il Comune.
E’ stata la stessa Prefettura a parlare di “conclamata continuità” per sciogliere l’amministrazione eletta nel 2015 e già finita nel 2017. Ma la macchia è rimasta all’ultimo sindaco, cioè a Simone Monopoli passato come un politico contiguo al malaffare.
Quanto sia dissociata questa soluzione rispetto alla percezione reale dei caivanesi per bene che continuano a stimare Monopoli è evidente, ma anche rispetto al fatto che molti soggetti delle ultime quattro amministrazioni sono attualmente amministratori locali. Anzi aver punito solo Monopoli non è apparsa una strategia utile a ridestare la stima nella Istituzione, perché poi sono di nuovo tutti seduti in Consiglio e giunta.
Dunque, la conclamata continuità col passato è ancora sotto gli occhi di tutti. Non si capisce perché se amministra un sindaco di destra sia un problema, se invece il sindaco è di sinistra si registra un assordante silenzio da parte di tutti, Istituzioni sovraordinate comprese. A meno che il provvedimento di invio della commissione di accesso sia in arrivo. In questo caso sarà interessante capire.
Lo sanno tutti che l’attuale composizione del Consiglio Comunale e della giunta può sovrapporsi nella quasi totalità alle vecchie e remote amministrazioni. L’assunto è apodittico.
Gli elementi sono gli stessi che hanno determinato lo scioglimento della passata amministrazione e l’elenco dovrebbe far saltare dalle poltrone i funzionari del Ministro dell’Interno.
Innanzitutto, le liste elettorali dei partiti in maggioranza con il centrosinistra erano composte da molti ex amministratori, da ex candidati con il centrodestra e persino da soggetti menzionati nella relazione della Commissione di accesso. Taluni sono stati eletti.
Il fatto che numerosi soggetti politici abbiano cambiato bandiera e siano passati da destra a sinistra non è illecito, ma in un Comune già sciolto, il cambio di casacca può rappresentare anche la rigenerazione del sistema con la medesima nomenclatura travestita diversamente.
Poi vi sono i picchi elettorali di molti degli attuali amministratori ed i flussi elettorali. Si analizzino solo le differenze tra i candidati a sindaco nelle varie sezioni ed il peso determinante che queste hanno avuto. Poi ognuno può trarre la conclusione che desidera, anche rispetto al fatto che Monopoli, quando vinse al ballottaggio, perse in una sola sezione. La stessa in cui invece l’attuale sindaco ha trionfato evitando il ballottaggio.
Si passi al fatto che vi è il sospetto che alcuni amministratori, tra i quali due assessori, abbiano fornito false attestazioni di incompatibilità. Di questi, uno è stato revocato, l’altro sarebbe ancora in giunta e nessuno ha mai capito perché non si possa fare a meno della sua presenza.
Ancora, vi è la questione del fallito tentativo di scioglimento per dimissioni contestuali. Ad oggi le cause non sono ancora note. Alcuni consiglieri di maggioranza erano pronti a sciogliere l’amministrazione, ma poi non firmarono. Anzi, tornarono in maggioranza dopo poche ore, negando persino di essere andati dal Notaio. Che è successo? Non se lo è chiesto nessuno.
Si passi alla nomina degli assessori. Il sindaco ha azzerato tre volte la giunta, ma ha sempre rinominato gli stessi soggetti. Pare che alcuni assessori siano intoccabili nonostante le critiche interne e pubbliche degli stessi membri della maggioranza.
Ed a questo proposito, si passa all’azione amministrativa. Come con Monopoli, anzi come nel passato ed in continuità le gare di appalto non si svolgono. Fino ad oggi due milioni di euro sono stati spesi dal settore manutenzione, ma nessun miglioramento reale si è visto in città. La manutenzione è parcellizzata in affidamenti continui. Gli appalti sono prorogati anche se è prevista una sola proroga tecnica. Quando invece governava il centrodestra o meglio Monopoli, l’Autorità anticorruzione e le Forze dell’Ordine erano spesso presenti al Comune per recuperare documentazione.
Si badi bene, in un Comune che esce dal dissesto sono stati spesi due milioni di euro in centinaia di affidamenti, anche in somma urgenza, e non si è svolta una unica gara per la manutenzione, .
Un altro fatto accaduto da poco è pubblico. Una consigliera comunale di maggioranza ha articolato in Consiglio, “urbi et orbi” una serie di fatti certamente di interesse degli inquirenti.
A corredo, dopo qualche settimana, sul noto quotidiano on line (Minformo), viene pubblicato l’audio di un altro consigliere di maggioranza che parla di “riprova” avuta da “cardini dell’amministrazione” della “certezza di collusione di un settore”. Il Sindaco nelle ore successive alla diffusione dell’audio ha azzerato la giunta, per poi rinominare gli stessi assessori, ma con una distribuzione delle deleghe diversa solo in parte. L’unico a non aver riottenuto le deleghe è Carmine Peluso che prima “gestiva” l’assessorato ai lavori pubblici. Non vi è stato ancora un chiarimento pubblico da parte del Sindaco rispetto alle parole gravissime di un consigliere della sua maggioranza. Magari il primo cittadino ha informazioni diverse o non si è accorto di nulla, oppure non c’è alcuna collusione. Ma c’è il fatto che il consigliere è rimasto in maggioranza insieme al partito che ha chiesto l’azzeramento. Questa storia e molte altre dovrebbero essere al vaglio della Procura e della Prefettura, poichè si tratta di dichiarazioni che non possono essere derubricate a critica politica.
Infine, sotto il profilo della correttezza istituzionale, l’assessore Donesi sui social definì il neo ministro alla cultura, forse nelle ore immediatamente precedenti il giuramento “mazziere di merda”, e di conseguenza ha avuto la delega ai “rapporti con le istituzioni”.
Vi sarebbero tanti altri casi da elencare, ma in queste righe basta dedurre che l’amministrazione precedente è stata sciolta per molto meno. Eppure attualmente c’è tanta carne sul fuoco che ha già prodotto tanto “fumus”.