Di ora in ora sembra sempre più complicarsi la posizione del club torinese.
Le dimissioni improvvise dell’intero CDA della Juventus hanno sorpreso tutti, segnando la fine dell’era Andrea Agnelli dopo 12 anni. La questione, esaminata in queste ore dalla Procura federale di Torino, riguarda alcune violazioni in materia gestionale ed economica.
Nello specifico, la Juventus avrebbe sospeso il pagamento di alcuni stipendi durante il lockdomn, per poi spalmarli in altri esercizi commerciali. Inoltre, il club bianconero avrebbe registrato a bilancio plusvalenze fittizie, in seguito alla vendita di giocatori.
Tali atteggiamenti si configurano come violazione dell’articolo 31 del codice di giustizia sportiva, secondo cui se la falsificazione dei propri documenti contabili o amministrativi ha consentito di ottenere l’iscrizione al campionato.
Le sanzioni vanno dalla “penalizzazione di uno o più punti in classifica” alla “retrocessione all’ultimo posto in classifica del campionato di competenza e dunque il passaggio alla categoria inferiore”.
Se la variazione in bilancio non fosse stata determinante per l’iscrizione al campionato, invece, le sanzioni si limiterebbero a una multa salata e all’inibizione dei dirigenti coinvolti, dunque senza punti di penalizzazione.
Quest’ultimo è lo scenario più auspicabile dall’intera (ex) dirigenza juventina coinvolta nello scandalo che tiene banco in queste ore, che potrebbe avere proporzioni simili a quello del 2006, che portò il club torinese a ripartire dalla Serie B.