Alle 17.00 ora italiana del 20 novembre prenderà il via il Mondiale dei record: il primo della storia disputato in un Paese arabo e in autunno. Da primato è anche la cifra spesa per organizzare l’evento: 210 miliardi (più di 20 volte che per i Mondiali 2018) per una manifestazione che si esaurirà nel giro di un mese.
Un investimento ingente, approvato da un comitato FIFA che dall’assegnazione del torneo al Qatar (12 anni fa) ad oggi è stato totalmente spazzato via dagli scandali, su tutti quelli su Blatter e Platini. Nonostante l’enorme cifra stanziata, la realizzazione dell’evento ha sofferto sin dall’inizio di forti criticità, come quella relativa alla costruzione degli stadi, costata la vita ad oltre 6.500 operai, costretti a lavorare senza un minimo di tutela e morti per sfinimento.
Una manifestazione che si svolgerà in un clima torrido e proibitivo per un atleta (la temperatura può raggiungere i 45 gradi), in un Paese che detta regole e leggi difficili da recepire per squadre e tifosi ospiti. Come il divieto di vendere alcolici negli stadi, male accolto dai fan ma soprattutto dal noto marchio di birra Budweiser, uno degli sponsor storici dei Mondiali, con un accordo di sponsorship di ben 75 milioni di dollari con la FIFA.
In Qatar, inoltre, l’omosessualità è illegale ed è punibile con il carcere. A riguardo ha sconvolto tutti la frase dell’ambasciatore del Mondiale, Khalid Salman, che ha affermato: “L’omosessualità? È haram (cioè vietata dalla fede islamica n.d.r.) perché è un disturbo della mente”.
Per non parlare dei “tifosi” arabi pagati dal governo qatariota, per sostenere squadre che non li rappresentano, con lo scopo di riempire le strade delle città, animandole con un finto entusiasmo, e fare numero negli stadi, considerando che la presenza di tifosi “reali” accorsi da ogni parte del Mondo è ai minimi storici.