Meloni non si fa ricattare. Forza Italia è già in liquidazione.
A ottantasei anni, Berlusconi ha fatto finalmente i conti con una donna che non si piega: Georgia Meloni. Un’esperienza rara per il Cavaliere abituato a donne che si genuflettono.
Il ritorno al Senato è stato uno dei suoi più riusciti disastri. Senza che nessuno glielo avesse chiesto, ha autocertificato il declino del politico, dovuto certamente all’età, ma soprattutto alla nuova fase storica della nazione.
Il cavaliere ha perso lucidità politica. Continua a restare appeso ai capricci delle sue collaboratrici sempre più ingombranti e sempre meno apprezzate da una famiglia preoccupata.
Il motivo dello scontro con Georgia Meloni è l’ambizione della sua infermiera elevata al rango di vice padrona di Forza Italia, ma si tratta del pelo nell’uovo. Il motivo dello scontro è atavico. Berlusconi non sopporta il primato degli altri. Soprattutto se si tratta di una donna. Anzi una donna che lo affronta è supponente, arrogante, bla, bla, bla. Sino al fatto di non poter governare con lei.
L’aver appeso il destino della seconda carica dello Stato al pelo (nell’uovo) della Renzulli è una delle sue peggiori performance. Si è messo in disparte rispetto alla Storia. Non ha saputo farsi protagonista della riconciliazione tra i valori della Segre la destra moderna.
Si è isolato e fumante di rabbia ha mandato a qual paese il futuro Presidente del Senato.
Nemmeno ha applaudito la seconda carica dello Stato quando ha citato i militari morti in servizio. Era lì che appuntava gli insulti per prossima presidente del Consiglio: la prima donna nella storia d’Italia, la presidente dei Conservatori europei.
Dunque, il rientro in Senato è stato un disastro, avrebbe dovuto recitare la parte del vincitore, del padre nobile del centrodestra, della chioccia che accompagna i giovani. Invece ha fatto la figura del pollo.
Per i capricci della Renzulli ha tentato di mandare a sbattere le istituzioni repubblicane. L’Italia faceva la storia, lui chiedeva poltrone e ministeri che avrebbero minato il cammino del Governo (Giustizia e Tv).
Ne è uscito con le ossa rotte, con un partito sbandato e frantumato ed ha sacrificato le ambizioni dei senatori che aspiravano ad un posto nel governo.
La premier in pectore ha scansato l’agguato ed ha fatto scoppiare la mina in Forza Italia.
Non solo la Meloni non si è piegata ai desiderata del Cavaliere, ma gli ha dimostrato di sapersi muovere con maestria nelle dinamiche parlamentari. Non si è fatta ricattare e glielo ha sbattuto in faccia chiaro e tondo.
Ora in Forza Italia si leccano le ferite. Che fosse l’ultima legislatura del partito era chiaro, ma che il partito fosse in liquidazione già dal primo giorno non se lo aspettava nessuno. Gelmini e Carfagna avevano avvisato che il cerchio magico intorno al leader avrebbe portato solo disgrazie. Loro che nel cerchio c’erano state. Magari la Gelmini nel segreto dell’urna si è tolta lo sfizio di votare La Russa.
Forza Italia è già in frantumi: da un lato il cerchio magico di collaboratrici e lacchè, dall’altro Tajani, Casellati e pochi parlamentari pronti a lasciare il teatrino di Renzulli, Fascina e Miccichè. I conflitti interni a Forza Italia, ma anche quelli sotto le ceneri della Lega possono favorire la Meloni. Nessuno premerà il grilletto. Salvini per paura di lasciare il partito a Georgetti ed ai governatori del nord, Berlusconi perché non sarebbe seguito da nessuno. D’Altronde, la prossima volta Forza Italia non esisterà più ed ognuno in questa legislatura costruirà il suo futuro politico, certamente non lo metterà in mano alla Renzulli.