Somme urgenze ed appalti in proroga. Che fine ha fatto la relazione del Prefetto? Monopoli era l’unico mafioso o scomodo al sistema?
Il ventuno settembre saranno trascorsi due anni dalle ultime elezioni vinte dal sindaco Enzo Falco e dalla sua maggioranza di centrosinistra. Ben oltre 700 giorni. Eppure nulla è cambiato. Anzi tutto è peggiorato. La città è allo sbando totale: invivibile, avvilita, peggiorata.
Le scuole vanno a pezzi, le strade sono sporche, invase dai topi, piene di buche. C’è ovunque degrado. E’ fallita pure la sosta a pagamento. Nessuna opera pubblica è stata realizzata, gli impianti sportivi sono abbandonati. Con il sindaco Enzo Falco, con il Pd e con la sinistra nulla è cambiato. Anzi tutto è peggiorato, nonostante lo scioglimento avrebbe dovuto porre fine al degrado.
L’amministrazione Monopoli fu anche travolta dalla mannaia dello scioglimento per infiltrazione mafiosa. La Prefettura fu chiara: vi era nell’amministrazione Monopoli la conclamata continuità con le amministrazioni precedenti: dunque le irregolarità si erano perpetrate nel tempo e lo Stato decise di “bonificare” l’Ente. Il tribunale civile decise che solo il sindaco Simone Monopoli non avrebbe potuto ricandidarsi, poi “liberi il tutti”.
L’onta è rimasta solo su Monopoli, passato come un fiancheggiatore della malavita mentre il resto della sua classe dirigente, o meglio gran parte di essa, è stata rieletta, alcuni hanno cambiato casacca e ora governano in una maggioranza di centrosinistra. Nessuno, sia chiaro, è stato raggiunto da provvedimenti della Procura o del Tribunale, ma sono più o meno gli stessi del passato prossimo e remoto. Solo che adesso la sorte del Comune di Caivano non interessa a nessuno.
Da quando la Commissione di accesso ha fatto spazio alla politica, si è avuta l’impressione che lo Stato abbia gettato la spugna. Non interessa nulla al deputato Manfredi del Pd che tanto si preoccupò delle sorti del Comune governato da un pericoloso delinquente. Quel mafioso era – udite udite – Simone Monopoli.
Non interessa più di tanto all’Anac, l’autorità anticorruzione che, con Monopoli, chiedeva atti al Comune un giorno sì e l’altro pure, invece oggi appare distratta rispetto al fatto che non si fa una sola gara di appalto, che i servizi sono continuamente prorogati, che si spende oltre un milione di euro in somme urgenze.
Caivano è un paese allo sbando che vede assessori dimettersi per cause sconosciute, altri assessori pubblicamente dichiarati inopportuni, poi nominati, poi revocati dopo poche ore, altri ancora con il sospetto di essere stati nominati nonostante la incompatibilità. Inoltre, consiglieri che vanno dal Notaio per sciogliere l’amministrazione e che all’improvviso cambiano idea. E nessuno, tra le autorità competenti si è informato su eventuali pressioni per, o vantaggi per non firmare le dimissioni innanzi al Notaio.
Nulla più interessa alle istituzioni sovracomunali? Il solerte consigliere regionale Borrelli dei Verdi non si occupa delle proroghe degli appalti quando governano i suoi amici? Il codice degli appalti ed il testo unico degli enti locali sono in vigore solo se governa il centrodestra?
Eppure la Prefettura motivava lo scioglimento denunciando una serie di condotte illegittime, scrisse pure che la classe dirigente eletta con Monopoli era in “conclamata continuità” con quelle precedenti. Di quella relazione non si hanno avute più tracce, nonostante l’attuale compagine di governo sia, in larga parte, la continuità con tutte quelle precedenti, a ritroso sino alla notte dei tempi.
Se la continuità è di centrodestra si scioglie l’amministrazione, se però la continuità mette la maglia del centrosinistra tutto va bene madama la marchesa. Oppure bisognava liberarsi di Monopoli che, a differenza dei suoi avversari di centrosinistra, era l’unico in grado di prendere migliaia di voti, pur perdendo sempre nel “Parco Verde”?
Era Monopoli il “mafioso” di Caivano? Non aveva “picciotti” con se?; Manovalanza?; Organizzazione?; Capi elettori? Faceva tutto da solo? Un gangster solitario? Spetta al Ministero dell’Interno fare luce sull’ultimo scioglimento e paragonare la situazione all’attualità, perché, considerata la propria relazione, rischia di far apparire quell’atto strumentale ad interessi politici di parte.