Da Giannini alla De Gregorio passando da Piepoli, un “abbaiare” assordante
A poche ore dalle dimissioni di Mario Draghi, sfiduciato di fatto da un Parlamento democraticamente eletto dal Popolo Italiano, la canea si scatena. Il primo, in ordine di tempo, ad esternare il proprio disappunto è il direttore del quotidiano “La Stampa” Massimo Giannini col titolone a tutta pagina “VERGOGNA”.

Presumiamo che il giudizio del direttore del giornale degli Agnelli sia indirizzato a quella gran parte di parlamentari democraticamente eletti dal Popolo Italiano. “Gli altri”, sono sostanzialmente quelli del PD, ma si, quelli che anche se perdono le elezioni, te li ritrovi costantemente al potere grazie agli inciuci di palazzo.
Tralasciando i politici come Calenda che oramai sembra aver vestito i panni della “fù grillina” Paola Taverna prima maniera e Luigi Di Maio che proprio non digerisce il fatto di dover tornare allo stadio, non poteva mancare all’appello il senatore Dem Luigi Zanda sul quale sarebbe opportuno stendere più di un pietoso sudario. Zanda sentenzia addirittura come “criminalità politica” il legittimo esercizio di parlamentari della Repubblica Italiana ancora liberi (grazie a Dio).
L’attenzione viene rapita in queste ore dal mondo di quella che avrebbe dovuto essere l’informazione, e che invece si sta trasformando in tifoseria da stadio colombiano ai tempi di Pablo Escobar.
Concita De Gregorio, ex direttrice del quotidiano l’Unità, colei che sostanzialmente ne decretò il fallimento di fatto, non volendo essere da meno di Giannini, tenta la battuta sferzante, alla “Michelino Seta” il giornalista interpretato da Carlo Buccirosso nel film “l’amico del cuore”, paragonando il discorso pronunciato dal premier dimissionario Mario Draghi ieri in Senato a quelle di «un titolare di cattedra ad Harvard che è stato incaricato di una supplenza all’alberghiero di Massa Lubrense». (testuale) In fondo, offendere i napoletani paga sempre, avrà pensato la giornalista pisana.
Fra la canea non riescono a contenersi neppure i sondaggisti come Piepoli che in preda a chissà quale delirio post traumatico, prevede (o spera) che una coalizione di centro composta da Calenda, Renzi, Di Maio, Brunetta, Gelmini e Toti, con dentro magari anche Fedez e la Ferragni, riesca a sfondare il muro del 15%. Secondo noi, neanche il muretto alla curva della Tosa spingendo al massimo, ma tant’è.
Intanto anche i notiziari della RAI tagliano su COVID, Guerra in Ucraina e siccità. Aprono direttamente sullo “Spread” che, effettivamente, sembra terrorizzare più delle altre catastrofi messe insieme.
Già. Lo Spread. Non se ne sentiva parlare da circa undici anni, ovvero da quando proprio a colpi di “Spread” fu defenestrato l’ultimo Presidente del Consiglio democraticamente eletto. Ma questa è un’altra storia.