di Silvio Mastroianni

Da sempre decisioni di carattere economico, finanziario o commerciale vengono influenzate dalla consultazione dei dati, una tendenza che col passare degli anni ha invaso anche altri ambiti, tra cui quello sportivo. In verità, la raccolta dei dati nel mondo dello sport affonda le sue radici nel passato, quando già nella prima metà del ‘900 le statistiche più rilevanti degli eventi sportivi venivano raccolte con tecniche rudimentali, o per meglio dire con carta e penna. Col passar del tempo le tecniche si sono affinate e grazie all’innovazione tecnologica i metodi di raccolta sono diventati sempre più precisi e sofisticati. Ma l’importanza reale dell’utilizzo dei dati nel mondo sportivo è diventata nota alle grandi masse solo di recente, grazie alla pubblicità che ne viene fatta sui social network e soprattutto ad un film, risalente al 2011 e tratto dall’omonimo libro “Moneyball”. Il film, famoso in Italia come “L’arte di vincere”, è interpretato da un magistrale Brad Pitt (affiancato da Jonah Hill), nei panni del general manager di una squadra di baseball. Il suo personaggio, durante la campagna acquisti pre-campionato, decide di assemblare una squadra esclusivamente sulla scorta dei dati, scegliendo i giocatori in base alle statistiche fatte registrare nelle stagioni precedenti. Nonostante lo scetticismo generale, questa sua strategia si rivelerà vincente.
Il film dimostra esattamente quello che può essere un utilizzo dei dati statistici nel mondo dello sport al giorno d’oggi, nelle sue varie declinazioni. Immaginiamo il talent scout di una squadra di calcio, a cui la dirigenza chieda di individuare un incontrista, ossia un giocatore abile soprattutto a spezzare le trame di gioco avversarie. Senza l’ausilio di dati, quest’ultimo dovrà visionare un numero indefinito di giocatori, affidandosi esclusivamente al suo intuito. Ma con un database alla mano, sicuramente la prima mossa prima di mettersi in azione sarebbe quella di cercare i migliori giocatori per palloni recuperati nella stagione precedente, così da restringere già il raggio di ricerca da 100 calciatori da seguire a 50 o anche meno. In tal caso, i dati troverebbero la loro applicazione più corretta e sensata. Questo perchè, beninteso, l’analisi statistica non si propone di sostituirsi all’intuzione, alla perspicacia e alla percezione umana, ma di fornire un prezioso strumento ausiliare, utile a delimitare un campo di ricerca in cui sarà poi l’uomo a muoversi e a decidere secondo le sue sensazioni.
Nell’esempio precedente abbiamo immaginato l’utilizzato dei dati per fare una stima quantitativa (quante palle ha recuperato Tizio la scorsa stagione?), ma i dati posso essere usati anche per valutare la performance dell’atleta, che può essere monitorato sia in allenamento che in partita, analizzando corsa, resistenza, sprint, velocità e tutti gli indici che posso essere utilizzati per migliorare le prestazioni sportive e scongiurare eventuali infortuni. In Europa ci sono diversi club calcistici che hanno compreso ben presto l’importanza dei dati, su tutti Liverpool, Midtjylland, AZ Alkmaar e Brentford, società in cui l’analisi statistica rappresenta un aspetto essenziale. La maggior parte delle scelte di questi club si fonda sui dati, sia per scovare profili interessanti all’interno delle altre squadre, sia all’interno dello staff tecnico dell’allenatore, che si affida ai numeri per avere un’idea sempre attuale del rendimento dei propri giocatori. Un tecnico che sa con certezza, grazie ai dati consultatai nei giorni precedenti, che il suo esterno d’attacco nel quarto d’ora finale di gara ha un calo fisico, sarà agevolato nel sostituirlo con un giocatore più esplosivo, che abbia registrato in allenamento valori di sprint notevoli. Ecco che viene ancora a galla la funzione ausiliare assolta dai dati, che è bene ricordarlo, vogliono soltanto aiutare ed integrare la decisione umana.