Santa Maria Capua Vetere: 105 agenti della polizia penitenziaria rinviati a giudizio per i disordini a seguito di una rivolta. 70 sospesi dal servizio, ma sorgono dubbi: Videoriprese come trappole preparate? A novembre si va a giudizio.
Esulta la criminalità in Terra di Lavoro. Sono stati rinviati a giudizio i 105 imputati, tra poliziotti penitenziari, funzionari del DAP e dell’azienda sanitaria locale, accusati delle violenze ai danni dei detenuti avvenute nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) il 6 aprile del 2020.
A deciderlo è stato il Gup Pasquale D’Angelo, che ha rinviato tutti al dibattimento che prenderà il via il 7 novembre prossimo presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Prosciolto il cinquantenne Luigi Macari.
Quaranta dei 105 agenti della polizia penitenziaria dovranno difendersi tra l’altro, anche dall’accusa di tortura.
A poche ore dalla notizia del rinvio a giudizio, non poche sono le perplessità su un caso che apparve fin da subito molto strano. Una predisposizione delle riprese video a dir poco scientifica, “degna del miglior Francis Coppola” si apprestò a stigmatizzare un sindacalista subito dopo la diffusione delle immagini che inondarono i notiziari nazionali. Insomma, sembrò a molti una sorta di montatura. Ma perché? Quale la finalità?
Diverse inoltre le testate giornalistiche che per rendere lo scoop più appetibile, hanno inserito nel contesto anche l’omicidio colposo del detenuto algerino Lakimi Hamine, dove però, tutti e dodici gli imputati sono stati scagionati da ogni accusa.
Fuochi d’artificio e cortei di auto strombazzanti in più di un paese della provincia di Caserta quindi, per la sospensione dal servizio di una settantina di agenti che dinnanzi ai quali si apre la strada verso un lungo calvario.
E’ l’ennesima sconfitta dello Stato.