Cominciata male l’avventura di “Toga rossa” Maresca, con il rifiuto dei simboli di partito del centrodestra (Forza Italia, Lega e FdI), eravamo agli inizi di questa torrida estate, rischia di finire anche peggio la sua personale corsa alla poltrona di Palazzo San Giacomo.
Ultimo, ma solo in ordine di tempo, il “fattaccio” che ha visto coinvolti il consigliere regionale di FdI Marco Nonno e Pietro Diodato. Due (ex) bandiere della destra napoletana, che, paradossalmente sembrano abbiano messo definitivamente una pietra tombale sull’ipotesi di un nuovo corso del partito della Meloni all’ombra del Vesuvio. Il primo, in realtà, lo aveva già fatto con i continui appoggi alla sinistra e a De Magistris in qualità di consigliere comunale di FdI. Eclatante fu “la stampella” offerta al sindaco di Napoli sul bilancio, allorquando ci fu la possibilità di far cadere l’amministrazione “arancione”, ma ci fu il nulla di fatto grazie alla sconcertante presenza di Marco Nonno che rese valida la votazione mantenendo il numero legale.
Dai social si sono apprese le due differenti versioni dei due uomini politici, ma i risvolti di una faida atavica fra Nonno e Diodato (ben 10 anni) solo in queste ore, stanno prendendo forma e significato, coinvolgendo direttamente la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, intenta nel frattempo da Cernobbio a lanciare segnali distensivi di un centro destra unito, ma che appena 72 ore prima, la stessa Meloni avrebbe detto a Marco Nonno: “Vai e risolvi la cosa. Diodato è fuori dalla lista”. Il consigliere regionale sembrerebbe aver preso troppo alla lettera le parole della Meloni e avrebbe colpito con una capocciata Pietro Diodato che nel frattempo, avendo già firmato la propria candidatura con la lista civica “Catello Maresca Sindaco”, non è dato a sapersi per quale motivo si trovasse ad imbastire una diatriba nella sede cittadina di FdI. Ma di questo se ne dovrebbe occupare la magistratura, sempre che il Diodato non ritiri la querela così come successo più volte in passato nei confronti di Marco Nonno. Insomma, sembra che fra i due ci sia sempre stato una sorta di amore-odio, che ha finito però per consumarli.
I guai per Maresca non sembrano limitarsi certo alle diatribe personali di Diodato e Nonno, ma sembrano ingigantirsi con “la guerra delle municipalità” dove la destra radicale, ma non solo, mira al voto disgiunto. Al Maresca non è stato mai perdonato l’accanimento giudiziario nei confronti di Casapound. Processo, ricordiamo, terminato con l’archiviazione. Ed è proprio da uno degli ex leader della cosiddetta “fascisteria napoletana”, Salvatore Lezzi, che parte l’iniziativa di appoggiare Antonio Bassolino e non Catello Maresca, invitando l’elettorato napoletano al voto disgiunto.
Insomma, come dar torto al tabaccaio che pur di fuggire da questa città, ruba un biglietto del Gratta e Vinci ad una vecchietta, per poi darsela a gambe ?