“È il momento di lavorare per mettere insieme il meglio dei tre gruppi alternativi alle sinistre per essere determinanti, i secondi o i primi, io spero, all’interno del Parlamento Europeo.” Queste le parole del leader leghista, Matteo Salvini, al convegno di Identité et Democratie in Portogallo. Un messaggio chiaro che fa presagire tentativi di apertura ad altri gruppi europei. Tajani però frena l’ipotesi rimarcando le diversità storiche.
L’obbiettivo del Segretario del Caroccio sembra essere proprio quello di tentare un’unione tra Id, Ecr e Ppe. Tre gruppi, ognuno dei quali coniato su specifici valori. Il primo incentrato principalmente sulla caratura sovranista e fortemente euroscettica vista la composizione interna, dal RN di Marine Le Pen fino all’AFD tedesco, il secondo di carattere prettamente conservatore a tratti euroscettico, di cui è Presidente Giorgia Meloni, e il terzo fortemente europeista e conservatore-liberale. A dimostrazione dell’incompatibilità del terzo elemento con gli altri e due, la linea eurocratica dettata per anni dal suo maggior esponente, la CDU tedesca guidata fino al 2018 da Angela Merkel.
Se infatti da una parte dei meloniani potrebbe esserci un’apertura, da Forza Italia proprio Antonio Tajani, vicepresidente del Ppe, accantona l’idea sul nascere: “Dar vita a un gruppo unico di centrodestra in Europa è impossibile, i valori del Ppe sono incompatibili con quelli di alcuni gruppi di Identità e democrazia come l’Afd e il Front National di Marine Le Pen”. Sempre Tajani ha dichiarato all’AGI: “Il centrodestra in Italia è unito ma non è un modello che si può portare in Europa. Partiti come il FN o Afd sono incompatibili con il Ppe, non basta essere alternativi alla sinistra”. Maggiore apertura dal leader dell’UdC, Lorenzo Cesa: “Guardiamo con interesse la proposta di Matteo Salvini di unificare i gruppi parlamentari facenti riferimento all’area conservatrice e popolare in Europa. La pandemia ha reso tutti consapevoli del ruolo strategico che l’Unione Europea svolge sul destino dei suoi cittadini. E per affrontare e rendere più efficaci le risposte che si attendono gli europei è necessaria una maggiore sinergia nel campo del centro destra europea”. Salvini però appare intento all’unificazione della rete conservatrice europea in funzione anti-sinistra e rilancia: «Ho proposto un altro incontro a giugno, in Italia o in Polonia. Spero che nessuno abbia gelosie o chiusure, perché in gioco c’è l’Europa”. Il leader del primo partito italiano ha inoltre voluto incoraggiare il progetto di cui vuole essere promotore, facendo qualche calcolo: «I numeri ci dicono che, se volessimo e se ciascuno rinunciasse a una bandierina nel nome della crescita comune, già da domani potremmo essere il secondo eurogruppo a Bruxelles».
Giorgia Meloni, è stata di recente in Polonia, dai suoi alleati del partito PiS (Diritto e Giustizia), per far crescere l’area dei conservatori a Bruxelles. La leader di FdI ha scritto su Twitter: «Ieri sera a Varsavia con il leader di Vox Santi Abascal. Siamo stati ospiti del premier polacco Mateusz Morawiecki Tante idee e progetti in comune per far crescere la famiglia dei Conservatori Europei».
Intanto rimane l’interrogativo su Fidesz, il partito di Orban, che a marzo ha lasciato il Partito popolare europeo perchè già da tempo in contrasto con la linea. Fidesz conta ben dodici eurodeputati che attualmente però non aderiscono ad alcun gruppo. Dove si collocherà ancora è un grosso mistero.