Sapete qual è il vero capolavoro di Palamara?
E’ quello di aver chiesto al CSM, che lo sta processando, di escutere centinaia di suoi colleghi allo scopo di dimostrare che il malaffare di cui è accusato, e che imperversa da tempo nelle aule di giustizia, non è addebitabile alla sola classica mela marcia, e neanche ad un cesto fradicio, bensì ad un intero frutteto invaso da voraci parassiti e vermi ingordi.
Figuriamoci se il magnifico conclave avrebbe mai accettato un processo di Norimberga di tale portata. Era palese che tale strategia difensiva sarebbe stata bruscamente stoppata al fine di nascondere la malagiustizia sotto un enorme tappeto, sacrificando così sull’altare della finzione unicamente il Palamarato caprone espiatorio.
Ma l’obiettivo del pasciuto magistrato è stato ugualmente raggiunto.
Non serve, infatti, un processo per evidenziare quello che a chiunque non sia complice del sistema o in malafede appare oramai lampante. Non è utile ascoltare frotte di giudici, assurti ai gradi apicali grazie a miserabili giochi di palazzo, per sapere che lo strapotere della magistratura ha da tempo inquinato la democrazia italiana. Non è necessario far salire gli ermellini sul banco dei testimoni per conoscere i loschi rapporti tra politica e giustizia… (che poi, non capisco perché si continui a parlare genericamente di “rapporti con la politica”, quando in realtà gli unici rapporti erano e sono solo con la sinistra).
Ma è proprio la fuga vigliacca del CSM a sancire la netta vittoria di Palamara. Eh sì, perché con tale mossa codarda, i giudici del CSM hanno nascosto, come pavidi struzzi, la testolina sotto la sabbia, incuranti che le loro nobili terga rimangono in bell’evidenza ed esposte al pubblico ludibrio.
Ma non solo! In tal modo si sono resi soprattutto responsabili della stessa infame accusa che hanno sempre lanciato sui loro imputati eccellenti (nonché acerrimi avversari politici): Berlusconi prima e Salvini dopo.
Seppellendo il processo, infatti, l’intera magistratura si è difesa “dal processo” e non “nel processo”. E’ Il trionfo dell’ipocrisia togata.
Liberamente tratto dal profilo del Signor Nicola Furia
Salvino Paternò (Nicola Furia)
https://www.facebook.com/nick.fury.9883/friends_mutual